In questi giorni in cui il tempo da dedicare al mio lavoro mi è sembrato particolarmente fugace e prezioso, in cui più che mai ho sentito l'esigenza che ogni creatura che riusciva a trovare la sua strada verso la realtà dovesse essere straordinariamente incisiva ed efficace, per gli occhi come per il cuore, ecco che mi sono trovata a riflettere su come ogni combinazione di colori, forme, elementi, idee, significati che dà vita ad uno dei miei pezzi sia una scelta che ne esclude altre.
Può sembrare ovvio, banale e scontato, ma per un artigiano o un artista è un momento quasi catartico.
Michelangelo sosteneva che la statua fosse già all'interno della pietra, e che fosse necessario solo togliere il superfluo per farla apparire. Ma togliere il superfluo non è un processo innocuo: significa decidere quali elementi non servano a far emergere la meraviglia che senti dentro. Come nella vita, è una scelta che implica lasciarsi alla spalle le strade che hai deciso di non imboccare.
Le mie creature all'inizio sono piccole fiammelle, piccole fate dispettose che mi bisbigliano all'orecchio "fammi venire alla luce". Una pietra, un componente, una resina particolare che mi colpiscono... più mi affascinano e più trovo difficile decidere di dar loro una forma piuttosto che un'altra. Rifinire un'idea è dargli un confine che per quanto bello o necessario può diventare limitante.
Il concetto di pezzo unico, così intrinseco a quello di artigianato, significa cercare di operare la migliore trasposizione possibile della propria idea nella materia, perché non avrai mai un'altra occasione uguale. Questo è un processo particolarmente "forte" quando si utilizzano componenti che di per sé hanno caratteristiche uniche: penso nuovamente alle pietre naturali, di cui è difficile trovare due esemplari identici, o alle resine, la cui catalisi è spesso imprevedibile, per non parlare di elementi vintage di cui si possiede magari un unico modello.
Ammetto che certe mie creature hanno avuto una genesi complessa e lunga proprio per la mia difficoltà di prendere questa decisione, vuoi perché quella abbozzata non mi convinceva, vuoi perché ne avevo invece diverse che mi sembravano perfette. Di tutti gli scenari, quest'ultimo è il più serio. Perché mentre l'insoddisfazione ti spinge a lavorare con pazienza per rendere migliore la tua riuscita, il dover decidere tra varie opzioni che ci sembrano tutte valide è un atto di grandissima responsabilità, che non è mai scevro di pentimenti.
Molte "scelte non scelte" le conservo trascritte in un libretto - nella speranza che non abbiano avuto solo un'occasione per manifestarsi, ma possano tornare utili in altre occasioni. Spesso tuttavia succede che restano solo memoria di un'esperienza, di un tentativo, o di una strada non presa. Perché a breve nuove possibilità si affacceranno alla mente, ed è quelle che dovrai sbozzare per tirar fuori la prossima creatura.
Chi lo sa, forse la statua migliore è quella che resta nella pietra, ma non è solo con il mondo ideale che deve confrontarsi chi crea. La speranza resta sempre quella di riuscire a farvi comprendere e amare la scelta presa come la più autentica tra quelle possibili.
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