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Simona

Creo Ergo Sum: plasmare la materia

Aggiornamento: 20 lug 2022


Anche se un po' sfasato rispetto all'appuntamento con la splendida chiacchierata artigiana realizzata assieme a Surya - i doni della natura che potete recuperare sul mio IGTV Instagram - esce il nuovo blog post, ri-edit del mio precedente Creo Ergo Sum sulla materia, ovvero ciò che dà corpo alle idee, il tramite concreto tra la mia mente e le mie mani.


In Fucina si accumulano i materiali più disparati: metalli, carta, tessuti, cristalli, pietre naturali, vetro, per non parlare dei materiali naturali quali muschio, legno, foglie e fiori secchi. A volte cerco la materia in base alle idee, a volte piego le idee alla materia disponibile, alle mie competenze e al mio stile.

Adoro lavorare con componentistica vintage o riproduzione vintage, perché - inutile dirlo - trovo che gli echi del passato si sposino perfettamente al mio senso della meraviglia. Se poi sono pezzi autentici e vissuti, portano con loro un desiderio di vivere una seconda occasione che non è solo attenzione al riciclo ma vera e propria voglia di rivalsa.

Gli oggetti ci parlano, e spesso hanno la voce di chi li ha vissuti e posseduti in passato.


Anche davanti al materiale più adatto e perfetto per l'idea che ho in mente, mi aspetta comunque un lavoro che anticipa la nascita della creatura nella sua forma definitiva, una sorta di preparazione e riscaldamento: i metalli vanno lucidati e protetti, talvolta patinati o invecchiati, le pietre pulite, le stoffe stirate. Nel caso delle stampe, ce ne sono sempre almeno un paio di prova da lanciare prima di trovare quella giusta, e servono almeno 24 ore per vetrificarle a dovere. Le resine hanno anch'esse una lavorazione lunga e spesso imprevedibile: quando stabilisco il periodo in cui resinare, mi tengo libero anche qualche giorno in seguito per rimediare agli insuccessi.


Le operazioni hanno tempi variabili, da coordinare nell'insieme di più lavori da portare avanti in contemporanea: mentre aspetti che asciughi una vernice ti sposti in area stampa, oppure monti delle pietre o fai qualsiasi altra cose che non ti rallenti. Coordinare più progetti assieme è la tipica giornata qui in Fucina, a cui si uniscono tante altre attività che non sono altrettanto affascinanti (inutile quindi parlarne qui).


Insomma, come volevasi dimostrare, la parte delle idee sembra la più complessa solo finché, venuta a capo di quello che voglio realizzare, non mi metto al tavolo di lavoro a strutturarlo. Anche con i materiali, di fatto, non si finisce mai di imparare: nuove tecniche, nuovi prodotti, o miglioramenti delle vecchie tecniche e dei vecchi prodotti, sono sempre "in agguato": ma attraverso tutto questo cresce anche la qualità, l'esperienza e l'entusiasmo, quell'entusiasmo che a volte, davanti al ripetersi pedissequo delle medesime operazioni, tende a diventare routine e quindi, per me, noia.


Credo sia questo il motivo per cui nei miei cassetti c'è sempre tanto spazio per cose nuove con le quali giocare. E quando apparentemente lo spazio non c'è... beh, lo trovo! Questo perché le idee, ma anche le mani, a volte hanno bisogno di sognare, di fare cose pazze, di uscire dagli schemi, di saltare nel vuoto. Di dire "visto che questa cosa la so fare, adesso mi butto su questa che non mi riesce o che non ho mai affrontato". In questa ottica vale sempre il corollario che il pezzo che più ti serve è proprio quello che non hai.


E così succede che certe pietre che hai giacciono inutilizzate per un bel po', in attesa dell'idea giusta, mentre in contemporanea fai gli scongiuri affinché le pietre nuove che hai ordinato arrivino a tempo per farti finire il tuo progetto (sostituite "pietra" con qualsiasi altro materiale x, il risultato non cambia). Con il tempo sto imparando davvero tanto a cercare di ridurre i voli pindarici a favore di una vivace concretezza. Ricordo che mia nonna aveva un libro di elaboratissime ricette, poi apriva il frigo e decideva come poter coniugare la ricetta scelta con gli ingredienti disponibili. Ma lei in cucina era un vero talento e non aveva paura di dimostrarlo anche così.


Messo tutto assieme, con la sapienza e con i tempi necessari, la creazione è finita. No, anzi, non ancora. Perché nessuna creatura Hic Sunt Monstra può dirsi completa senza la sua storia. Che sia già scritta o ancora solo nella mia testa, la storia di ogni mia bambina è il penultimo degli step fondamentali del mio dietro le quinte.

Avete voglia di sapere perché? Continuate a seguire questa rubrica e lo saprete!






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